Avviso ai naviganti: il titolo dell’articolo è fuorviante ai fini della trama del romanzo. Carmelo Vetrano ambienta la storia del suo libro nel Salento e nulla accade in Repubblica Ceca, ma un senso c’è e ve lo racconto.

Uno dei risvolti più interessanti che certi libri riescono a mostrare, o evocare, è la risonanza, quella capacità di riportare alle mente storie o emozioni o considerazioni che altri libri avevano suscitato in noi. Ciò accade per variabili impreviste e puramente soggettive: il momento che stiamo vivendo, la percezione della realtà o il modo in cui fatti esterni ci influenzano, i valori che scegliamo per la nostra vita e i mattoncini di carta che hanno attraversato e costruito il nostro tempo.

Per questo insieme di fattori, Il censimento dei lampioni mi ha portato fino a Praga, ricordandomi la vasta produzione di Bohumil Hrabal e di alcuni suoi adorabili personaggi: Hanta, che per trentacinque anni lavora alla carta vecchia, in Una solitudine troppo rumorosa, oppure gli scaricatori di rena in La cittadina dove il tempo si è fermato, il capostazione e la contadinella che accompagna il toro verso il carro che lo porterà al macello in Treni strettamente sorvegliati o ancora Vladimìr in Un tenero barbaro e Francin ne La tonsura. Mi fermo qui per evitare d’essere noiosa, fatto sta che ogni personaggio della prosa dell’autore ceco mi permette di arrivare alla questione: Hrabal racconta la semplicità del lavoro di uomini e donne e lo descrive in un modo così unico e magnifico da far sembrare loro stessi e la loro vita come qualcosa di speciale; non posso dire che ne restituisca la dignità, perché nei suoi personaggi la dignità non è mai messa in discussione. La sua scrittura è intrisa di poesia, quella poesia che Milo De Angelis definisce come parole scritte col lapis in un foglio bianco a cui affidare la nostra verità, la nostra ombra, il nostro segreto, la zona nascosta e ardente della nostra voce, la parte più essenziale della nostra vita.

Cosa c’è, dunque, di tutto questo nel romanzo d’esordio di Carmelo Vetrano? C’è il desiderio di far luce nella zona ombrosa e ardente della vita di Sebastiano, c’è la semplicità del paesaggio, che raccoglie e si fa foriero di cambiamento. Sebastiano, protagonista del libro e voce narrante, racconta qualche mese della sua vita, quando ancora non sa cosa vuol fare da grande e torna nel Salento lasciandosi Berlino alla spalle, con l’unico intento di formalizzare la separazione da Magda, primo amore e moglie per un anno o poco più. Non c’è nulla di straordinario in questo, e non c’è nemmeno nella scelta di fermarsi in paese per lavorare per qualche mese, grazie all’occasione proposta dal suo avvocato e migliore amico, Francesco. Ancor più ordinario è ciò che fa: lavora come operaio in una squadra composta da due persone [lui e suo padre], il cui incarico è quello di censire i lampioni di alcuni comuni limitrofi, un lavoro banale e ripetitivo, da svolgersi sotto la luce della quantità più che della qualità.

Anche tu, dopo aver letto questo libro, guarderai i lampioni in modo diverso!

«Abbiamo due mesi di tempo» aveva ricordato la sera prima Ronzino. «E non ci posso fare niente se due di voi mi hanno abbandonato.» Mi sembrò sere no, come se non pensasse davvero a quello che dice va, o non lo prendesse sul serio. Ci aveva chiesto di sederci ma io ero rimasto in piedi; mio padre invece aveva tirato indietro la sedia, si era messo comodo e aveva pure accavallato le gambe. Ronzino ci mostrò la stampa di un grafico a colonne e puntò l’indice su quella che rappresentava la nostra squadra; eravamo in penultima posizione. Non sapevo se dispiacermi o sentirmi gratificato perché non eravamo ultimi. «La squadra due sono quelli che hanno lasciato. pensate che sono andati via una settimana fa e Se che sono più in alt-» Ronzino si era fermato per prendere da un cassetto della scrivania un pacchetto di Multifilter. Non lo avevo mai visto fumare. Si rigirò il pacchetto tra le mani un paio di volte senza nemmeno aprirlo, poi lo rimise dov’era prima. «In somma, ho bisogno di sostituti.»

Semplicità e altezza

Come accade a Praga e nella sua periferia, qui l’immergersi nel paesaggio del Salento e nel lavoro dei personaggi equivale a sprofondare e/o elevarsi nel mondo del ricordo di sé. Carmelo Vetrano non si spinge mai oltre la scena rischiando di cedere al peso del giudizio; rimane legato a una topografia che segna i confini senza limitare l’orizzonte; caratterizza gli attori di storie quotidiane mescolando il contemporaneo al ricordo lucido e incompreso di un qualsiasi bambino.

Alcune bizzarre coincidenze del presente permettono lo srotolarsi di coreografie discontinue e offuscate di cui la memoria del passato si compone: aggregati misti di pensieri arroccati come quarzo stratificato ed emozioni fluide come un impasto d’argilla. Ciò che accade in Sebastiano è qualcosa di simile a una transizione: il passaggio dall’adolescenza all’adultità, che nulla ha a che fare l’età anagrafica.

Palme. Alcune cime spuntavano dal muro che circondava una casa dentro a un terreno. Quando tornavo in Puglia le notavo subito, soprattutto quelle che il punteruolo rosso aveva scarnificato e vestito di sofferenza. Lo scarto tra l’immagine del paesaggio che mi ero lasciato dietro e questo era netto e squilibrato. Dopo arrivavano le case basse e bianche, anche se molte di queste erano diventate ne gli anni gialle, rosse, fucsia. Altre avevano invece le facciate in pietra levigata, che dovevano forse far pensare a una architettura delle origini, ma di chissà quale posto. Altre ancora avevano portoni con capitelli in stile classico. Al disagio che già conoscevo nel percorrere le strade del mio stesso paese, ad ogni ritorno, si univa il senso di estraneità. Muovendosi davanti a uno sfondo sempre diverso, perfino le persone mi sembravano diverse.

Uno degli aspetti simbolici che più rilevante è quel gesto semplice e costante del salire della cabina del camion per alzarsi verso l’estremità del lampione: lassù la concentrazione utile all’analisi, fin troppo dettagliata, della struttura ai fini della catalogazione, permette alla mente di Sebastiano di staccarsi dal susseguirsi degli eventi, presenti e passati, e osservare. La suggestione viene ogni modo amplificata dall’altezza, irrisoria per certi versi ma funzionale al campo prospettico, che ribalta la miscellanea di riflessi e riflessioni prodotte dal suo intelletto. Poi torna giù, coi piedi per terra, in una realtà a cui non appartiene ma che vive in lui e lo sta modificando.

Penso sia proprio quell’andamento sinusoidale a dare il ritmo alla mutazione del personaggio. E ogni relazione, famigliare, d’amicizia o d’amore, s’inserisce in quel movimento. Il censimento dei lampioni è un esordio molto interessante.


Carmelo Vetrano, Il censimento dei lampioni, Laurana Editore, 2022

I libri di Bohumil Hrabal sono pubblicati da varie case editrici. Lui è una di quelle persone che mi sarebbe piaciuto conoscere…

Bohumil Hrabal

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