– Pure tu hai uno strano senso dell’umorismo! – dissi sorridendo.

Sorrise anche lei: era come il primo raggio di sole che filtra fra le nubi quando cominciano ad aprirsi silenziosamente dopo la pioggia. E quelle piccole e tenere increspature intorno ai suoi occhi sembravano volermi promettere qualcosa di meraviglioso.

– Sai, Hajime, ho un regalo per te, – disse, porgendomi un pacco avvolto in una bella carta e legato con un fiocco rosso.

– Sembra un disco, – osservai, soppesandolo tra le dita.

– È un disco di Nat King Cole. Quello che una volta ascoltavamo assieme. Che nostalgia, non è vero? Voglio regalartelo.

– Grazie, ma sei sicura di non volerlo tenere tu? Non è un ricordo di tuo padre?

– Non preoccuparti, ne ho altri. Questo è per te.


[tre parole: solitudine, magnetismo, musica]

solitudine: Hajime è un ragazzo solitario, così come le donne della sua vita; la natura di ognuno di loro è tale da non permettere relazioni semplici perché, anche nel rapporto con l’altro, l’abitudine ad essere soli condiziona l’esito delle storie. L’essere una persona solitaria e avvertire un profondo senso di solitudine sono condizioni diverse ed è la seconda a impattare sul modo di intendere la vita, sul bisogno di trovarne il senso e la determinazione a cercare i propri occhi riflessi sullo specchio e riconoscere il vero sé.

magnetismo: Murakami definisce questa parola come “una forza che, nostro malgrado, ci attira inevitabilmente a sé e ci risucchia”, paragonandola alla segreta passione che alcuni nutrono per i temporali, i terremoti o i luoghi blackout. Il magnetismo tra Hajime e Shimamoto è un’energia visibile o sotterranea che si avverte per tutto il tempo del romanzo, anche negli anni in cui i due non si frequentano. Di fondo si mescolano due topos, il primo amore non si scorda mai e le faccende non chiuse possono sempre presentare il conto. Ciò che vivono entrambi i personaggi, in modo differente, utilizza la forza del magnetismo per dare e darsi una (ri)soluzione.

musica: che Murakami ami il jazz è fatto ormai noto, come pure la presenza di autori e titoli così precisi da poter creare una play list per romanzo. In questo romanzo ho avvertito la presenza della musica come personaggio più che come contesto; i dischi, un paio in particolare, fungono da messaggeri o da habitué, il cliente che Hajime sa di incontrare la sera quando entra nel suo locale, una certezza e un’avversione ad accettare il cambiamento.


La capacità di caratterizzare i personaggi è straordinaria; la cura e la franchezza con cui Hajime racconta al lettore il viaggio alla ricerca della sua vera identità, mettendo a nudo verità scomode e difficili da digerire, così impegnativa da rischiare la vita: era una sensazione così forte che a volte mi impediva di dormire. A suo fianco ci sono Shimamoto, Izumi e Yukiko, completamente diverse una dall’altra e funzionali a ogni passaggio di consapevolezza del protagonista.

Straordinaria capacità di coinvolgere il lettore, fino alle ultime pagine, nell’attesa di svelare il mistero che avvolge Shimamoto, il cui sorriso è magnetico e disarmante e la cui sensualità è capace di strappare dolcemente, a una a una, le sottili membrane che avvolgono il cuore umano.

Murakami Haruki, A sud del confine, a ovest del sole, trad. Mimma De Petra, Einaudi, 2013.

– È una canzone bellissima!

Feci segno di sì con la testa e dissi: – È molto bella. Ma non è solo questo, è una canzone particolare e lo si può capire solo riascoltandola più volte. E poi non tutti sono in grado di suonarla. The Star-Crossed Lovers è stata composta da Duke Ellington e Billy Strayhorn molto tempo fa, credo nel ’57.

– Che vorrà dire The Star-Crossed Lovers? – disse Shimamoto.

– Significa «amanti nati sotto una cattiva stella», amanti sfortunati. In inglese vuol dire questo. Si riferisce a Romeo e Giulietta. Faceva parte di un insieme di pezzi che Ellington e Strayhorn avevano composto per il Festival shakespeariano dell’Ontario. Nell’esecuzione originale Johnny Hodges al sax contralto faceva la parte di Giulietta e Paul Gonsalves al sax tenore quella di Romeo.

– Amanti nati sotto una cattiva stella, – fece Shimamoto. – Sembra che questa canzone sia stata scritta apposta per noi.

– Perché noi siamo amanti?

– Tu pensi di no?

a sud del confine, a ovest del sole, pag.160

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